Laboratorio Casa Lezza 2007
SALVATORE RONGA, NAUFRAGIO

 

La sagoma scura di un’imbarcazione travolta dai marosi s’incurva sulla superficie di un antico cratere; la chiglia capovolta, sospinta da correnti marine che l’ignoto pittore riduce a minuti motivi spiraliformi, segna l’orlo del vaso, come costretta dal limite del supporto materico nell’esiguo spazio della figurazione.

Il “Naufragio di Pithekoussai” inaugura con i coevi poemi omerici un “topos” artistico e letterario di potente capacità evocativa. Nel Far West dell’ottavo secolo, a bordo di una nave carica di merci, come nell’Eden degli anni ’50, sul ponte del piroscafo “Principessa”, l’approdo sull’isola è pur sempre un naufragio, una deriva emotiva che spezza gli argini su cui si puntellano le certezze del quotidiano, per scoprire, con Truman Capote, che “le isole sono come navi sempre all’ancora” e che, una volta sbarcati, è a quel punto che il viaggio incomincia.

Questi i temi del naufragio domestico a Casa Lezza: una barca capovolta sul fondo di una piscina, abbandonata al suo destino da divinità che rivolgono lo sguardo altrove; la voce di un vecchio Prospero che, stanco delle tante tempeste suscitate per le trame di Shakespeare, ruba la parola a Pinter per il suo ultimo viaggio; il sospetto che, capovolgendo il punto di vista, affiori in superficie la verità di una nuova visione.

Salvatore Ronga

 

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Istituto
per l'Architettura Mediterranea
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